La domanda se convenga investire attivamente o passivamente è spesso al centro del dibattito – non solo tra professionisti, ma anche tra chi desidera investire in modo consapevole e con una visione a lungo termine.
Un contributo di Amandine Soudeille, Associate Portfolio Manager presso Alpian, mostra chiaramente una verità fondamentale: ottenere l’alpha – cioè una performance superiore al mercato – è possibile, ma difficile da mantenere nel tempo. Soprattutto durante fasi di mercato volatili come nel 2020 o 2022, molti fondi gestiti attivamente non sono riusciti a battere il proprio benchmark. Solo una piccola parte di essi ha sovraperformato l’indice di riferimento in modo costante per più anni.
Al contrario, le strategie passive puntano principalmente a replicare il mercato – con costi ridotti, ampia diversificazione e meno margine di manovra, ma anche con meno impegno operativo.
In questo articolo vediamo le basi e le differenze tra investimento attivo e passivo, analizziamo in quali contesti di mercato può essere vantaggiosa l’una o l’altra strategia – e ti offriamo elementi per decidere come costruire la tua strategia di investimento personale.
Indice
- Definizione di investimento attivo e passivo
- Pro e contro delle strategie attive e passive
- Investimento attivo – pro e contro
- Investimento passivo – pro e contro
- Confronto dei costi: attivo vs. passivo
- Casi dalla Svizzera: successi e insuccessi
- Esempio 1: Quando le strategie attive falliscono
- Esempio 2: Quando l’investimento attivo crea valore
- Conclusione: quale strategia fa per te?
Definizione di investimento attivo e passivo

Partiamo dalle definizioni. Investire passivamente significa puntare su indici di mercato ampi, senza selezionare singole azioni o momenti specifici per investire. Un prodotto passivo – come un fondo indicizzato o un ETF – replica fedelmente un indice, ad esempio lo SMI (Swiss Market Index) o l’MSCI World. Ciò significa che il fondo contiene gli stessi titoli dell’indice, nella medesima proporzione.
Investire attivamente, invece, significa che un team di gestione seleziona attivamente i titoli con l’obiettivo di ottenere una performance superiore al mercato – il cosiddetto alpha. Nella pratica, questo risultato è raro e difficile da mantenere nel lungo periodo. Un’analisi di circa 6'100 fondi accessibili a investitori svizzeri mostra che, in anni “normali” come il 2018 o il 2019, circa il 59% dei fondi ha ottenuto un rendimento superiore al benchmark. Ma in anni turbolenti come il 2020 o il 2022, questa percentuale è scesa al 35–36%.
Ancora più significativo: solo il 5% circa dei fondi azionari ha sovraperformato il benchmark ogni anno dal 2018.
Pro e contro delle strategie attive e passive
Come si traducono nella pratica queste due strategie? Ecco una panoramica dei principali vantaggi e svantaggi:
Investimento attivo – pro e contro
Vantaggi: Potenziale di rendimento superiore alla media se il fondo è ben gestito. Flessibilità per adattarsi alle variazioni di mercato (ad es. posizionamenti difensivi durante le crisi). Possibilità di puntare su temi innovativi o nicchie di mercato sfruttando vantaggi informativi.
Svantaggi: Costi più elevati dovuti alle commissioni di gestione e al trading frequente, che possono ridurre il rendimento netto. Rischio maggiore di sottoperformance: la maggior parte dei fondi attivi non riesce a battere il proprio indice nel lungo termine. Serve inoltre maggiore competenza o il supporto di un consulente.
Investimento passivo – pro e contro
Vantaggi: Costi contenuti, grazie all’assenza di gestione attiva. Elevata diversificazione già con pochi strumenti – un ETF può coprire centinaia di azioni in tutto il mondo. In media, i rendimenti seguono quelli del mercato e, dopo i costi, spesso superano quelli dei fondi attivi. Semplicità e trasparenza: perfetti anche per chi inizia.
Svantaggi: Nessuna possibilità di battere il mercato – ti accontenti della “media”. Durante le correzioni di mercato subisci l’intera volatilità, senza possibilità di agire. Meno flessibilità per adattare il portafoglio o mettere l’accento su certi settori: si segue l’indice in modo meccanico, e le opportunità specifiche possono sfuggire.
Confronto dei costi: attivo vs. passivo
Una delle differenze più rilevanti tra investimento attivo e passivo riguarda i costi. I fondi attivi applicano commissioni di gestione annuali che vengono detratte dal capitale investito, mentre i prodotti passivi hanno in genere costi molto più bassi.
Un confronto sul mercato svizzero è eloquente: i fondi azionari attivi svizzeri hanno un TER (Total Expense Ratio) medio dell’1,5% all’anno, mentre gli ETF sullo Swiss Performance Index (SPI) costano in media solo lo 0,13% all’anno. Questa differenza di circa 1,4 punti percentuali significa una riduzione significativa del rendimento per l’investitore attivo, anno dopo anno.
Nel lungo periodo, le differenze di costo possono avere un impatto enorme. Gli esperti parlano di “effetto negativo dell ’interesse composto”: costi elevati riducono gli utili reinvestiti. Un esempio semplice: su un investimento di 50’000 CHF, un costo dell’1,5% corrisponde a 750 CHF l’anno, mentre lo 0,15% (tipico di un ETF) equivale a soli 75 CHF. In dieci anni, senza considerare i rendimenti, la differenza arriva a circa 6’750 CHF – soldi che, con una strategia passiva, rimarrebbero investiti e genererebbero altri profitti.
Oltre alle commissioni dei fondi, l’investimento attivo può comportare ulteriori costi, come le spese di transazione per acquisti e vendite frequenti o eventuali performance fee. Chi investe passivamente tende invece a seguire un approccio buy-and-hold, riducendo le operazioni e i relativi costi. Inoltre, i prodotti indicizzati sono spesso più efficienti dal punto di vista fiscale, grazie al numero limitato di modifiche nel portafoglio che riducono gli eventi imponibili e le plusvalenze realizzate.
Consiglio: quando scegli un prodotto, considera sempre il TER e le eventuali commissioni aggiuntive. Grazie alla crescente concorrenza, oggi ci sono ottime soluzioni anche per investitori svizzeri. Le banche digitali e i broker come Alpian, ad esempio, offrono condizioni trasparenti che ti permettono di confrontare facilmente le opzioni attive e passive.
Casi dalla Svizzera: successi e insuccessi
Esempio 1: Quando le strategie attive falliscono
Uno studio recente condotto dal VZ VermögensZentrum ha analizzato i fondi azionari svizzeri e ha tratto una conclusione poco incoraggiante: la maggior parte dei fondi azionari gestiti attivamente non riesce a superare il proprio indice di riferimento nel lungo periodo, nonostante i costi elevati. Su orizzonti di 5, 10 e 15 anni, più della metà dei fondi considerati ha registrato rendimenti inferiori al mercato. In altre parole, solo circa uno su quattro riesce davvero a generare un rendimento superiore. Per gli investitori è quasi impossibile identificare in anticipo i pochi fondi promettenti – i vincitori di ieri non sono necessariamente quelli di domani. Alla fine, spesso si ottiene solo il rendimento di mercato – e a volte anche meno – nonostante l’impegno aggiuntivo.
Esempio 2: Quando l’investimento attivo crea valore
Tuttavia, ci sono anche storie di successo. Le strategie attive possono rivelarsi efficaci soprattutto nei mercati di nicchia o in tematiche specifiche. Un’analisi dell’associazione tedesca dei fondi BVI relativa al 2020 ha mostrato che alcuni fondi azionari specializzati sono riusciti a superare nettamente i rispettivi indici – con sovraperformance superiori anche ai 5 punti percentuali. I fondi vincenti avevano spesso un focus su temi di grande attualità (come tecnologia, salute o sostenibilità) o su mercati di nicchia. Il motivo? In questi ambiti si verificano più frequentemente forti oscillazioni dei prezzi e inefficienze che i gestori esperti possono sfruttare.
Nel frattempo, le strategie passive si sono dimostrate efficaci per chi investe con pazienza. Chi ha mantenuto una buona diversificazione e un orizzonte di lungo termine è stato spesso premiato con rendimenti solidi. Ecco perché oggi enormi flussi di capitale si indirizzano verso fondi indicizzati ed ETF – il loro numero si è quasi quadruplicato tra il 2007 e il 2015.
Conclusione: quale strategia fa per te?
Non si può dire in modo assoluto se investire in modo attivo o passivo sia “meglio” – dipende dai tuoi obiettivi, dalle tue conoscenze e dalla tua propensione al rischio. Ecco un riepilogo:
Strategia passiva: ideale se ti accontenti del rendimento del mercato, vuoi un approccio semplice e desideri ridurre i costi. Un portafoglio passivo ben diversificato può essere particolarmente adatto per obiettivi di lungo periodo o per la previdenza.
Strategia attiva: interessante se hai opinioni o interessi specifici sui mercati e vuoi cercare di ottenere un valore aggiunto. Se ti piace seguire i tuoi investimenti e cogliere opportunità mirate, investire in modo attivo può portare risultati – ma è importante essere consapevoli dei rischi e dei costi più elevati.
Molti investitori oggi scelgono un approccio ibrido: ad esempio, un portafoglio centrale composto da ETF passivi (come base solida) combinato con alcuni investimenti attivi in settori in cui credono particolarmente. In questo modo, la maggior parte del patrimonio resta investita in modo efficiente dal punto di vista dei costi, pur mantenendo una certa flessibilità strategica. È fondamentale non trascurare la diversificazione e verificare regolarmente che la strategia scelta sia ancora in linea con i propri obiettivi.
Se hai dei dubbi, non devi decidere da solo. Una consulenza finanziaria può aiutarti a trovare la strategia o il mix giusto. Soluzioni moderne come Alpian combinano l’efficienza digitale con un tocco personale per aiutarti a realizzare la tua strategia. Ricorda sempre che ogni investimento comporta dei rischi: i prezzi possono variare e i rendimenti passati non sono garanzia di risultati futuri.
Affidati ad Alpian per la tua strategia d’investimento – la banca digitale con un tocco personale.
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